I progetti per il collegio
        
        
            In tutti i progetti il collegio è costituito da un edificio di tre p6iani, ad impianto
            rettangolare con cortile quadrato non porticato, conformemente ad un orientamento
            emerso in altri edifici di questo tipo, anche non somaschi, e giustificato da numerosi
            fattori di carattere pratico, tra i quali il risparmio nei costi di realizzazione
            di una muratura continua rispetto a quelli di sostegni isolati (soprattutto se rappresentati
            da colonne lapidee monolitiche, magari in granito), il maggiore isolamento termico
            dei locali interni e la maggiore solidità della struttura.
        
        
            Esso è accessibile da un ingresso collocato sempre accanto alla facciata della chiesa,
            è disimpegnato internamente da lunghi corridoi coperti da volte con calotte circolari
            agli incroci ed è caratterizzato dal fatto che il refettorio, preceduto da un atrio
            con lavabo e seguito dalla cucina, è solitamente collocato all’esterno del blocco
            regolare del collegio, accanto ai rustici, secondo uno schema planimetrico legato
            alla tradizione monastica e già ripreso da Gesuiti e Barnabiti. Al primo gruppo
            appartengono due diversi progetti, entrambi giuntici in due versioni, che si differenziano
            tra loro per le proporzioni.
        
        
        
            Nel primo progetto, di qualità grafica decisamente mediocre, l’impianto del collegio
            è basato su di una griglia regolare, ortogonale e modulare, costituita da due fasci
            di rette parallele, lungo le quali vanno ad allinearsi le aperture, porte e finestre,
            probabilmente per garantire una buona ventilazione dell’edificio. La scala principale,
            situata nell’angolo di nord-est, è priva di qualunque monumentalità, a due rampe
            parallele, chiuse tra due setti di muratura portante. A sud della chiesa sono allineati
            un atrio, il refettorio e la cucina.
        
        
            Nel secondo progetto del primo gruppo il collegio, nel quale il braccio orientale
            del corridoio è affacciato sulla strada, anzichè sul cortile come in quasi tutti
            gli altri casi, è caratterizzato dalla presenza, al centro del corpo di fabbrica
            settentrionale, di uno scalone, costituito da quattro rampe a due a due parallele,
            che formano un rettangolo con pozzo centrale. La parte destinata ai rustici è organizzata
            intorno a due cortili che sfruttano razionalmente la parte irregolare del lotto,
            situata a sud e ad ovest della chiesa. Questo progetto è l’unico al quale può essere
            riferito un prospetto per il collegio somasco di Pavia, il quale, benché rappresentato
            in una scala maggiore, vi si adatta perfettamente per quanto riguarda le distanze
            tra gli assi delle finestre. Il primo progetto del secondo gruppo si distingue dagli
            altri per la buona qualità del disegno e della carta su cui è tracciato. Esso ci
            è pervenuto in due tavole, una pianta e un prospetto; entrambe recano i nomi del
            marchese Gerolamo Theodoli, un aristocratico romano dilettante di architettura,
            e dell’architetto Giuseppe Bonomi, ai quali si deve, rispettivamente, l’elaborazione
            teorica del progetto e la sua materiale redazione grafica.
        
        
        
            Il collegio riprende l’impianto già visto nei progetti precedenti, dai quali si
            discosta per la presenza di volte a crociera in sostituzione delle calotte circolari
            agli incroci dei corridoi. Il prospetto è caratterizzato dalla presenza del bugnato,
            che ne sottolinea gli spigoli, ed è concluso superiormente da un cornicione sotto
            la gronda del tetto, il quale non è che la continuazione della cornice della trabeazione
            della facciata della chiesa. Presenta undici assi di finestre disposte su tre file,
            che denunciano la divisione interna in tre piani fuori terra, e due portali simmetrici
            (in corrispondenza del secondo e del decimo asse, partendo da sinistra), sormontati
            da timpani spezzati che sostengono uno stemma, probabilmente quello dei Somaschi
            (lo stemma dei Somaschi, caratterizzato dalla figura del Cristo che porta la croce
            e dal motto “Onus meo leve”, doveva essere scolpito sopra l’ingresso principale
            di ogni insediamento). Le finestre del primo piano, appoggiate su di una fascia
            marcapiano, sono sormontate da timpani alternatamene triangolari e curvi. Nel secondo
            progetto del secondo gruppo il collegio ha struttura analoga a quella dei progetti
            precedenti, però in questo caso una dettagliata legenda rivela le destinazioni d’uso
            degli ambienti, tra i quali vi sono l’appartamento del Padre Provinciale e quello
            del Padre Generale, entrambi al primo piano.
        
        
            Ai chierici è destinato il secondo piano del corpo settentrionale, da cui si può
            accedere direttamente ai coretti della chiesa. I rustici, molto ben organizzati,
            sono dotati di scuderie, ghiacciaia, legnaia, rimessa, due cortili e un protone
            con androne coperto, così da permettere ai carri di caricare e scaricare anche in
            caso di pioggia senza bagnarsi. Vi sono poi due progetti disegnati su due fogli
            dello stesso tipo di carta e analogo formato, con una acquerello dello stesso colore,
            sui quali la stessa mano ha posto, in basso a destra una frase di commento: nel
            primo di essi "Del padre Colombera riagiustato", nel secondo "Del Casani agiustato".
        
        
        
            Si tratta del gesuita Giovanni Battista Colombera, autore del noto cabreo di Brera
            ed architetto attivamente impegnato nella progettazione di edifici a carattere religioso
            non solo per la propria congregazione, come è stato sottolineato di recente, e del
            celebre architetto pavese Lorenzo Cassani. Il progetto “Del padre Colombera riagiustato”
            è quasi certamente una rielaborazione del secondo progetto del primo gruppo . Infatti,
            oltre alle analogie tra le planimetrie, nelle quali mantengono la stessa struttura
            sia i rustici, ampliati nella parte meridionale, che il collegio, in cui vengono
            spostate e modificate le scale, si può notare che la tavola con il prospetto del
            secondo progetto del primo gruppo presenta notevole somiglianza, nell’indicazione
            della scala dimensionale e nell’annotazione aggiunta in calce, con la grafia del
            padre Colombera.
        
        
            In quello “Del Casani agiustato” il collegio, con le scale negli angoli sud-ovest
            e nord-est, come nel primo progetto del secondo gruppo, è caratterizzato dalla sporgenza
            della parte centrale del prospetto meridionale. Strettamente connessa a questo progetto
            è una tavola, che rappresenta la pianta non ultimata del collegio (rimane abbozzata
            a matita tutta la parte settentrionale), nella quale scompare lo scalone dell’angolo
            di nord-est, sostituito dalle latrine, però compare una scala di dimensioni minori
            al centro del corpo orientale. Due colonne libere sostituiscono altrettanti pilastri
            cruciformi ancorati al muro, nell’atrio che permette di passare da braccio meridionale
            del corridoio al cortile. Le poche annotazioni presenti permettono di capire che
            il piano terra della parte affacciata a sud del corpo meridionale è riservata all’appartamento
            del Padre Provinciale.
        
        
        
            Tutti i progetti fino ad ora esaminati prevedono di collocare il prospetto più rappresentativo
            dell’insediamento somasco (con la facciata della chiesa e l’ingresso principale
            del collegio) verso nord, sulla piazzetta della Colombina, attigua a palazzo Botta,
            mentre la parte affacciata a sud, sul corso di Porta Borgoratto, l’antico decumano
            e quindi una delle arterie cittadine più importanti, di fronte alla facciata di
            palazzo Cardinali Botticelle, è riservata al retro del collegio che, non a caso,
            nei progetti del Cassani viene enfatizzato dalla presenza di un corpo sporgente
            al centro del prospetto. I Padri Somaschi si rendevano conto che l’affaccio meridionale
            del nuovo collegio era molto più prestigioso di quello settentrionale; per cui nel
            1760 chiesero alla città di Pavia di potere costruire la nuova chiesa con la facciata
            rivolta a sud, e di potere, a tale fine, inglobare il vicolo che conduceva a casa
            Leggi e allargare la piazza situata tra l’isolato della Colombina e il corso che
            conduceva alla Porta di Borgoratto, mediante la demolizione di alcune case. Per
            evitare eventuali contrasti con il vicinato, nello stesso anno acquistarono casa
            Leggi, arrivando così ad essere proprietari per intero di entrambi gli isolati interessati
            dalla costruzione della nuova casa professa. L'11 febbraio 1761 il Consiglio Generale
            della città di Pavia, consultati i Giudici dell’Ornato, concesse ai Somaschi quanto
            da essi richiesto